Letture

Un viaggio nasce da mille sogni, emozioni e sensazioni. A volte gli spunti li troviamo proprio leggendo un libro. Da un libro può nascere un sogno di viaggio inaspettato, ma un libro ci può prepare meglio all’esperienza che abbiamo deciso di vivere

Dalla nostra libreria vi consigliamo alcuni libri, per iniziare a sognare o per approfondire in vista di una prossima partenza

PECHINO E' IN COMA

PECHINO E' IN COMA

Cina

Dai Wei, in coma da dieci anni, è doppiamente prigioniero. Il 4 giugno 1989 è stato colpito alla testa da un proiettile durante la rivolta di piazza Tienanmen. Da allora “vive” su un letto di ferro: prigioniero del proprio corpo, prigioniero della polizia, che aspetta il suo risveglio per arrestarlo.Tutto ciò che rimane a Dai Wei per non perdere il contatto con il mondo è la sua acutissima sensibilità per le piccole cose che gli succedono intorno e una dolorosa e poetica capacità di dialogare con il proprio corpo. Mentre Dai Wei giace, immobile nel cambiamento, assistito dalla madre, la capitale della Cina cambia e lui ripercorre i giorni della rivolta studentesca – ma anche il decennio della Rivoluzione culturale – attraverso i ricordi: le mobilitazioni degli universitari di Beijing e le interminabili discussioni politiche, gli slogan gridati e i sentimenti sussurrati con riserbo. E intanto, forse, si risveglia a un nuovo inizio, mentre l’isolato dove si trova la piccola casa in cui abita viene abbattuto, con la veccia Cina che muore, per far posto a uno stadio, il Nido, per le Olimpiadi del 2008.

CIGNI SELVATICI

CIGNI SELVATICI

Jung Chang

Cina

Questa è la storia di tre figlie della Cina. Tre donne: Jung Chang, sua madre e sua nonna. Nella loro vita si rispecchiano le vicende tumultuose della Cina del ventesimo secolo: un’epoca di rivoluzione e tragedia, di rinnovamento e catarsi, ripercorsa attraverso lo stupefacente comporsi di un grande affresco famigliare. Alla nascita della nonna di Jung Chang, nel 1909, la Cina è una società feudale: alle donne si fasciano i piedi per impedirne la crescita e a quindici anni si può essere cedute come concubine a un «signore della guerra» per ritrovarsi poi abbandonate, vittime della malvagità dei suoi servi. Un destino atroce, al quale la donna riesce a sottrarsi quando, nel 1932, fugge insieme con la figlia. E un mondo diverso attende la madre di Jung Chang che, cresciuta sotto l’occupazione giapponese e poi russa, allo scoppio della guerra civile tra i comunisti e il Kuomintang di Chiang Kai-shek entra a far parte del movimento clandestino, diventando un’eroina della rivoluzione e incarnando la figura della donna cinese emancipata, al cui fianco può stare soltanto un uomo pari a lei per ideali e impegno. I genitori di Jung Chang, diventati alti funzionari del regime di Mao, offrono dunque alla figlia un mondo di privilegi in cui però solo i fedelissimi possono sopravvivere. E Jung Chang, dopo essere stata «guardia rossa», matura la sua opposizione al sistema: i suoi genitori vengono reclusi, suo padre viene dichiarato insano di mente e lasciato morire, lei stessa – esiliata ai piedi dell’Himalaya – è costretta a lavorare come contadina e come «medico scalzo», sino a quando, nel 1978, non si presenterà l’occasione di lasciare il paese per l’ospitale Gran Bretagna.

LA PORTA PROIBITA

LA PORTA PROIBITA

Tiziano Terzani

Cina

Nel febbraio 1984 (otto mesi prima che questo libro venisse pubblicato) Tiziano Terzani fu arrestato a Pechino, perquisito, sottoposto a penosi interrogatori, dichiarato «non adatto a vivere in Cina» e infine espulso. Vi era vissuto per quattro anni, con moglie e figli, esercitando la professione di giornalista, attirato dal fascino della «diversità» che l’esperimento comunista cinese aveva irradiato sui giovani di tutto il mondo. In quei quattro anni aveva voluto guardare oltre il «mito ». Aveva scritto delle immense contraddizioni del socialismo cinese, dal primo Mao, attraverso la cosiddetta Banda dei Quattro, fino al nuovo corso di Deng Xiaoping; degli irreparabili guasti provocati dalla Rivoluzione Culturale; del «capitalismo» strisciante accettato in certe zone di confine. Aveva visto splendidi tesori della plurimillenaria storia e cultura cinese distrutti in nome di un «nuovo» spesso colpevole di edificare cattedrali nel deserto. Aveva percorso il Paese servendosi di tutti i mezzi possibili, non ultima la bicicletta, per uscire dagli itinerari canonici e parlare davvero con la gente. Aveva mandato i propri figli in una scuola cinese. Aveva voluto vivere da «cinese» per arrivare, tuttavia, a sentirsi veramente cinese soltanto negli ultimi giorni di permanenza in Cina, quelli dell’arresto, del confronto con la polizia, dell’autocritica scritta a comando, della rieducazione. Ricco di notizie e dati, di considerazioni e umori, questo libro in cui Tiziano Terzani – in Cina, Deng Tiannuo – racconta la propria esperienza nel Paese di Mezzo è al tempo stesso un reportage giornalistico, una cronaca di viaggio, un trattato di sinologia contemporanea e l’appassionante romanzo di un’avventura umana.

RULLI DI TAMBURO PER RANCAS

RULLI DI TAMBURO PER RANCAS

Manuel Scorza

Perù

Niente è più debilitante per un essere umano che le menzogne della speranza” Rulli di tamburo per Rancas non è solo uno dei più avvincenti e forti romanzi che ci siano giunti dall’America Latina, è anche una ricostruzione di fatti reali popolata da personaggi di cui tuttora si occupano le cronache. Héctor Chacón, detto il Nittalope, trasformato in leggendario bandito dall’ingiustizia, uscì dal carcere solo nel 1972, e il soffocante Recinto, incombente e mobile come un personaggio, col quale sono state sottratte le terre ai contadini, fa parte ormai del paesaggio peruviano… Al centro delle vicende si situa lo scontro, avvenuto a Rancas negli anni cinquanta, fra i Comuneros (cioè gli appartenenti a una comunità contadina) e i latifondisti alleati del potente monopolio della Cerro de Pasco Corporation. Abbattendo la parete divisoria fra letteratura e sociologia, Manuel Scorza qui inventa un affascinante ritmo narrativo, un linguaggio in cui poesia e ironia, immaginazione e sdegno si fondono mirabilmente. In Perù brani di questo testo sono imparati a memoria dagli indios che, giustamente, lo considerano la “loro” opera epica.

ARABIA DESERTA

ARABIA DESERTA

Charles M. Doughty

Arabia Saudita

Nel 1876 un giovane medico e poeta inglese innamorato dei popoli e della cultura del Medio Oriente decide di visitare un sito archeologico nascosto nel cuore dell’Arabia. Per raggiungerlo, non esita a travestirsi da pellegrino e a unirsi alla grande carovana di devoti che da Damasco si reca alle città sante dell’Islam.
Comincia così l’odissea nel deserto di Charles M. Doughty, turista clandestino che nessuna autorità può proteggere nella sua esplorazione di un mondo arcaico, violento e misterioso, in cui le regole di comportamento a lui note non valgono nulla.
Mille incontri indimenticabili si svolgono negli scenari magici e solenni delle immense distese di sabbia, tra la fatica delle lunghe cavalcate a dorso di cammello, le soste in villaggi e accampamenti che sembrano usciti da un lontano passato, la fame e la sete, i tradimenti e gli agguati delle guide cui l’ignaro viaggiatore si affida, e i momenti di comunione con gli eroici abitanti del deserto, uomini e donne osservati da Doughty con l’appassionata attenzione dello straniero che, per sopravvivere, ha bisogno di distinguere a colpo sicuro gli amici dai nemici.
Da autentico esploratore, l’autore di questo classico della letteratura di viaggio rie­sce a scoprire l’anima del deserto, e a rivelarcela in un resoconto che si legge come un grande romanzo d’avventura.

MAGIA DELLE ANDE

MAGIA DELLE ANDE

Gabriele Poli

Perù

Un tradizionale viaggio in Perù che, grazie all’incontro con Blanca, una giovane antropologa di Arequipa, si trasforma in un viaggio attraverso
le tradizioni, le cerimonie e i rituali meno conosciuti – e talvolta persino proibiti allo straniero – delle popolazioni andine e del popolo quechua. Feste di paese, danze, cerimonie, matrimoni e solenni rituali sciamanici si susseguono lungo il percorso che da Lima, Nazca, Arequipa, Moquegua arriva fino agli altipiani del lago Titicaca e termina sulla dorsale della cordigliera delle Ande. Un viaggio affascinante (oltre che un vero e proprio rito di iniziazione) alla scoperta delle tradizioni e delle pratiche magiche di un popolo dalla cultura millenaria, sopravvissuta alla furia devastatrice dei conquistadores e tramandata fino ai giorni nostri dai rituali misteriosi dei curanderos, gli sciamani-guaritori della tradizione ancestrale. Un libro unico, scritto senza abbandoni al misticismo ma con grande intelligenza e rispetto.

DOTTORE E' FINITO IL DIESEL

DOTTORE E' FINITO IL DIESEL

Alberto Reggiori

Uganda

Queste memorie di vita africana sono la quotidiana normalità di circa dieci anni (1985-1996) trascorsi da un medico chirurgo e dalla sua famiglia in Uganda, nell’Africa orientale, praticando la professione, curando i sofferenti nel letto d’ospedale o i moribondi in povere capanne. I differenti momenti della vita famigliare si sono intrecciati con gli avvenimenti del paese, spesso drammatici come accade in Africa. Guerre, epidemie, colpi di stato e sofferenze sono state il pane quotidiano che non ha impedito il sereno svolgersi della vita scandita anche dagli aspetti più belli: la nascita dei figli, la compagnia della moglie e degli amici bianchi e neri, la riconoscenza dei pazienti e l’incontro con le persone, piccole e grandi, incrociate lungo la strada di quegli anni. Il vero protagonista di queste stagioni spese ai tropici non è l’autore o i suoi amici, ma la grandezza di un’esperienza vissuta, resa affascinante da una Presenza, la presenza di chi non si può ancora vedere in faccia, ma che infonde passione e condivisione per ogni particolare della vita, anche per la sofferenza più dura. Il desiderio di non perdere la memoria di quegli anni ha portato alla lenta ma tenace stesura di queste note, inaspettatamente diventate libro, scritte con il sorriso sulle labbra, segno di una grande riconoscenza.

UN DRAGONE APPARENTE

UN DRAGONE APPARENTE

Norman Lewis

Cambogia

Norman Lewis aveva il dono di intuire dove le cose importanti della storia stavano per accadere, e di farsi trovare li per testimoniarle. Nel 1949 questo luogo era l’Indocina, e in “Un dragone apparente”, Lewis racconta una civiltà sull’orlo del baratro, stretta fra l’imminente crollo del colonialismo e le tensioni che porteranno alla devastante guerra del Vietnam. Con uno stile inimitabile, leggermente ironico ma per nulla distaccato, Lewis restituisce al lettore una Saigon in cui la Francia coloniale si intrecciava con l’antichissima cultura orientale, in un equilibrio precario quanto affascinante. Si addentra poi nella foresta pluviale per documentare le popolazioni indigene sopravvissute all’abbraccio ambiguo dell’Occidente: i moï, i meo, i rhadé, i thai neri e i loro sconosciuti villaggi, le longhouse di vita in comune. E ancora: Cholon, Vientiane, Luang Prabang, Phnom Penh e le rovine di Angkor Vat. Incontra imperatori e schiavi, brutali proprietari di piantagioni e sensibili ufficiali francesi, persino il papa del caodaismo, il culto che annovera fra i santi Victor Hugo. Su tutto incombe l’ombra lunga del Viet-Minh, invisibile e minaccioso come la tigre nella foresta, combattente per l’indipendenza mentre l’oeuvre civilisatrice della Francia prende a sfumare nella tragedia di un mondo al tramonto.

WA - LA VIA GIAPPONESE ALL'ARMONIA

WA - LA VIA GIAPPONESE ALL'ARMONIA

Laura Imai Messina

Giappone

Wa significa armonia, ma come tutte le parole giapponesi evoca molto di più. Wa è infatti tutto ciò che è mite, sereno e moderato, ma è anche tutto ciò che è giapponese. Wa è un prefisso, che come un sigillo si applica sulle cose e sui concetti. Un libro che è  un un viaggio in Giappone attraverso 72 parole, come 72 sono le stagioni  che compongono l’antico calendario giapponese;  una guida non ai luoghi fisici del Sol Levante, ma al cuore dei suoi abitanti, anche a quegli atteggiamenti che risultano a molti “contraddittori, strambi, sbagliati” semplicemente perché non ne posseggono la giusta chiave di lettura. Aiuta a demolire pregiudizi, ad andare al “cuore” delle cose. Un’intensa full immersion nello spirito e nella cultura giapponese, quasi un manuale per chi vorrebbe imparare a conoscerla.

ASSALTO AL PARADISO

ASSALTO AL PARADISO

Ambrogio Borsani

Sri Lanka

Antichi viaggiatori come Marco Polo e Ibn Battuta raccontano che Adamo si rifugiò qui dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre. L’isola che fu Taprobane, Ceylon e infine Sri Lanka ha attirato conquistatori feroci ma anche immigrati pacifici. Il più affezionato di tutti fu Arthur C. Clarke, che per 52 anni visse, amò e scrisse in questo Eden. Qui immaginò 2001 Odissea nello spazio e fu coinvolto in uno scandalo di pedofilia che venne presto messo a tacere. Agli inizi del secolo scorso Leonard Woolf passò sette anni nel Civil Service a Ceylon, ma quando gli ordinarono di incendiare la capanna di un indigeno si dimise e tornò a Londra per sposare Virginia. Pablo Neruda arrivò a Colombo nel 1927 come console del Cile, scrisse le sue poesie più belle, ma fu meno poetico con le donne, proiettando ombre che ancora pesano sulla sua vicenda umana. Al seguito degli inglesi arrivò il sedicente conte de Mauny: come un Des Esseintes equatoriale trasformò uno scoglio in una splendida isoletta con giardino all’italiana che poi venne acquistata da Paul Bowles. Tra i viaggiatori stregati dall’isola ci fu Nicolas Bouvier, partito in Topolino da Ginevra e approdato a Galle dove rimase stordito per sette mesi. Tra i talenti indigeni ci sono figure straordinarie. Come Geoffrey Bawa, architetto geniale e innovatore che progettava boschi verticali prima che li inventassero in occidente. Michael Ondaatje per fuggire da un padre squilibrato emigrò in Canada, dove ebbe risonanza mondiale con Il paziente inglese. Alle radici di tutto stanno le vertigini delle sconfinate mitologie Veda. E la grande rivoluzione dei canoni buddisti che qui per la prima volta passarono dalla forma orale a quella scritta. Poi arrivarono le invasioni selvagge degli occidentali. I cattolicissimi portoghesi erano impegnati a salvare le anime degli indigeni e a dannare le proprie con massacri e distruzioni. Seguirono gli olandesi, che potevano ammazzare per un sacco di cannella; infine gli inglesi, che si dedicarono a uno sfruttamento intensivo, più razionale, più cinico.

Questa terra ha generato immensi splendori. Quattro secoli di invasioni occidentali non hanno fatto in tempo a distruggerli tutti. Ora rappresentano la testimonianza di una storia millenaria, di una cultura tra le più antiche e affascinanti del mondo.

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